(...) la figura come corpo vien privilegiandosi, e si strappa dal magma che la imprigionava, emergendo ad accamparlo e a dominarlo con i gesti ora sincopati ora lenti e curvi delle sue movenze di danza. E ciò sempre a capo di un processo, insieme travagliato e sapiente, di scandaglio e di manipolazione dei corpi prediletti attraverso la luce, che rifiuta il ritaglio grafico di silhouettes separate, distinte, riscattate, ma suscita i corpi e il moto dei corpi come evento iconico fatto della stessa sostanza materica del fondo da cui promanano. Laddove, lo studio attento dei procedimenti delle tecniche – dall’immagine latente alla negativa al farsi paziente della positiva – e degli effetti –ottici e dinamici – della fotografia costituisce, all’evidenza, il sussidio e lo sprone al conseguimento dell’esito pittorico azzeccato, finito; e originale. (...)
(Lionello Puppi, Le rose di Mariangela, in Corpofiguraimmagine, Il Poligrafo, 2002, catalogo della mostra al Castello di Trani)