(...) pur affondando le sue radici nella più classica tradizione pittorica veneta, volge lo sguardo verso certi linguaggi tipici dell'arte postmoderna, come quello dell'appropriazione. Maria Angela Tiozzi si appropria criticamente di immagini già esistenti per creare opere nuove; aggiungendo o sottraendo elementi (spesso attraverso il mezzo pittorico) restituisce un'intrepretazione personale dell'immagine iniziale, che non è più qualcosa di noto e riconoscibile, ma ci conduce in un altrove sconosciuto. Nella serie Ritratti di l'immagine fotografica di un volto viene fotocopiata, scontornata, tagliata e rielaborata, per poi essere ricostruita, insieme all'elemento pittorico speculare, che ricompone il volto destrutturato, enfatizzandone l'aspetto straniante. L'unicità e unità della composizione vengono ulteriormente negate quando l'opera, viene ingrandita e stampata, facendone unacopia della copia, secondo la tecnica della mise en abyme (...)
(Francesca Giubilei e Luca Berta, 2022, Escavazioni pittoriche della memoria, catalogo della mostra Tempus Memoria Identitas , Oratorio di Santa Maria Assunta, Spinea-Venezia, 2022)
(...) Anche nella serie Vuoti è il Corpo: plastici e sinuosi frammenti anatomici che dominano un
universo ignoto, definiti nei contorni dal nero - vuoto/assenza - e illuminati di colori nuovi; non più la massa rovente di tante opere precedenti ma toni più freddi, quasi lunari, in uno spazio
cosmico da cui le figure, alleggerite di stratificazioni pittoriche e ridefiniti nei contorni, emergono. E compare l’oro che impreziosisce e scalda le carni. Sono per lo più coppie di nudi
acefali che si cercano o che, già ritrovatisi, si cingono in un abbraccio. Tema ricorrente in Maria Angela, quello dell’abbraccio, quasi che l’unione dei corpi fosse l’espressione carnale della
sua tortuosa aspirazione ad afferrare la profondità dell’anima. (...)
Un appassionato interesse, larvatamente diagnostico, verso un corpo radicato sull'eredità del classico declinato a tendenza espressionistica: non raro nella tradizione della civiltà figurativa veneta (Tintoretto, Lotto, Sebastiano Del Piombo) e, nelle opere recenti, mitigato sull'aggiornamento d'incontro con la popular art di Rosenquist, soprattutto, e Kitaj, Pol Mara...attraverso affermativi tagli e produzioni sequenzali d'ascendente cinematografico massmediale (il fuori campo, l'anonimato dell'acefalia, l'emergenza dioramica della luce).
Così mi esprimerei in prospettiva distaccata, in una lezione a scuola (assumendomi tutta la responsabilità di sbagliarmi), ma, conoscendo Maria Angela più da vicino, ho avuto l'opportunità di assistere al suo sviluppo ostinatamente immerso nella conflittualità, caparbia pur nella sua urbanità, comunque non riconcilita, tra magistrale opposizione di senso ed intelletto, alla ricerca, con qualche perplessità, di un ordine della contraddizione riconducibile, forse, alla scoperta alchemica dell'esistenza di affascinanti e magici universi paralleli.
Gian Franco Quaresimin, 2017
Fino al 1 settembre nell'ambito del progetto "Correnti...d'arte" si terrà a Villa Pannonia, nel cuore del Lido di Venezia, la mostra "Vanitas" curata da Assunta Cuozzo. In esposizione una quindicina di opre di Maria Angela Tiozzi e Luigi Voltolina sul tema della caducità dell'esistenza. Una sequenza di corpi, tra il figurativo e l'astratto, a volte inquieti e sensuali nella loro bellezza fisica, a volte abbandonati, come circondati da un mare di immensa nullità. Attraverso il segno ed il contrasto di colore, i due artisti colloquiano, declinando le molteplici sfaccettature ed interpretazioni dello spazio visibile, introducendoci in una dimensione sospesa tra l0nirico e l'imprescrutabile.
(Oxan Clounout, Questa nostra vita effimera, 2016)
AA.VV., Pinocchiando con, catalogo della mostra a cura di Giorgio T. Costantino, Grafiche Veneziane, 2010
Elisa Preite, La Pittura nel Veneto - Il Novecento Dizionario degli artisti, Electa, 2009
Maria Angela Tiozzi thema ist der menschliche körper. Ihre Malerei gibt
provozierende einsichten preis, die wie flüchtige blicke auf der suche nach nähe
oder unergründlicher ferne erscheinen.
(Il tema di Maria Angela Tiozzi è il corpo. La sua pittura mette in luce aspetti
provocanti che sembrano sguardi fugaci alla ricerca di una vicinanza o di
un'imperscrutabile lontananza)
(Rosa Quint, Scambio, catalogo della mostra, Mohrvilla Munchen-Germania,2008)
Delicados equilibrios que caraterizan el contacto entre el hombre y el ambiente en el que vive, limitando las experimentaciones a los materiales intervinientes, tecnicas mixtas en las que la
exigencia de la "tectibilidad" y el reclamo de la plasticidad corporea de las superficies naturales, con toda su rugosidad, fisura y sinuosidad, se hacen mas urgentes y perentorias (...).
(Assunta Cuozzo, Una pintura nueva. Aventura de la mente, catalogo della mostra al Colegio Mayor Argentino, Madrid, 2006)
(...) Le figure sono solide e delicate, possenti e finissime, accoppiate o isolate (come
nella recente serie delle tavolette "Lettere") in perfetta composizione plastica,
ognuna con la sua propria identità spaziale, accordi di curve, linee, ombre sfumate
intense e nitide. L'artista non dipinge solo ciò che vede ma ciò che sente.
In un momento dove la condizione esistenziale avvertita molto spesso è quella di una
società che produce tragedie, i quadri di Maria Angela, con i suoi rossi, colore della
passione, della vita e della forza, e con i suoi gialli, colore solare, dell'immortalità, i
restituiscono insieme alla drammaticità la gioia di vivere, perché la sua pittura
esprime qualcosa di vivo che permette di aprirci alla memoria, al sogno, alla
contemplazione.
(Assunta Cuozzo, "Humans", catalogo della mostra al Centro Culturale Candiani, Venezia-Mestre, 2006)
(...) non inscena racconti o storie di amanti ma colloqui, intenzioni, non per forza teneramente amorose, ogni apparente proposito può nascondere il suo contrario, ogni promettente seduzione
rituale, può celare false lusinghe.
(Assunta Cuozzo, Premio Regata, Amalfi Antichi Arsenali, 2005)
(...) La rappresentazione “concreta” del corpo, la sua manifesta esibizione colpiscono con forza lo spettatore. La raffigurazione analitica del corpo stesso, inteso come forma plastica, favoriscono un riconoscimento immediato e un contatto diretto con la realtà. Consumata questa iniziale percezione del reale si coglie la profonda emozione visiva che queste opere comunicano. Le opere infatti trascendono la visione della realtà “fisica” per aprire la via verso la comprensione di un significato più esistenziale, che unisce idealmente le figure ritratte. (...)
(Giovanni Bianchi, Corpo a Corpo, presentazione della mostra Corpo, Oratorio di S. Maria Assunta, Spinea - Venezia, 2004)
(...) Il segno dell'artista traccia linee e forme che si aprono al piacere e al dolore
della vita, ogni traccia è qualcosa di vivo, di immanente e nello stesso tempo di
assoluto.
Lo spazio è un'immensa orchestrazione visiva, una concezione coloristica e formale
in cui si avverte una sonorità interna fatta di sommersi rumori di corpi, sconosciuti
suoni di linee e colori. (...)
(Assunta Cuozzo, Il ritmo delle forme, presentazione della mostra Individuazioni.
Divagando verso Sud, Deutsche Bank, Venezia, 2003)
(...) con le sue tele di grandi e medie dimensioni si muove in un percorso tutto
introspettivo che gioca con la luce e il colore, con ostinazione prima sulla carta e poi
sulla tela e su tavola. Tutto ciò allo scopo di suscitare una miriade di emozioni. Pur
partendo dall'esempio dei Maestri del passato veneziano e della contemporaneità, se
ne distacca (...)
(Valeria Loffredo, Tiozzi, Velludo e Zamengo. Tele e video contemporanei, in "Il Nuovo
Foggia&Foggia", 5 settembre 2002)
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(...) ha fatto ricorso alla fotografia come base per dipingere piccoli pannelli montati
su vibranti aste di ferro, in scenografica installazione. Evocano coppie impegnate nel
tango, giocando su effetti di collage, svuotamenti di sagome, con vivace grazia
ironica. Ma poi dichiara la sua vocazione a una pittura "espressionista", densa di
movimento e di senso, come confermano altri quadri con infuocati avvinghiamenti
anatomici. (...)
(Pietro Marino, Artisti sopra il mare, in " La Gazzetta del Mezzogiorno", 12 settembre
2002)
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(...) si spinge ad uno studio dei tardi cinquecenteschi fino a Caravaggio di cui fa
proprie alcune suggestioni luministiche e gli improvvisi passaggi dal chiaro allo
scuro. Si occupa perlopiù di corpi, quasi sempre acefali che accoppia in duetti in
movimento, impostati sui ritmi di danza o modulati secondo cadenze e plasticità
classiche. (...)
(Marilena Di Tursi, in "Il Corriere del Mezzogiorno", 10 settembre, 2002)
(...) Le grandi e spesse tavole ad olio replicano e amplificano, nella concentrazione
sullo snodo centrale dei corpi tangenti, l'immagine di bacini e fianchi accoppiati che,
proprio nella ricercata serialità, diventano riconoscibili figure di tango, e insistono
drammaticamente - con scelte coloristiche di gamme ganimediche e nelle ampie
volumetrie plastiche delle forme, sulla rappresentazione di quello che è cercato
come il senso originario della danza che, per antonomasia,incarna la popolare
tensione dell'attrazione e dello scontro. (...)
(Lucia Collavo, recensione alla mostra Individuazioni. Divagando verso sud, Deutsche
Bank, Venezia 2003, pubblicato per la prima volta in "Venezia Arti" 17/18, 2003/2004,
pp. 174-175)
Un filo robusto e imperterrito di coerenza dipana il percorso di Mariangela nella
pittura, obbediente ad una vocazione profonda - e sarei per dire nativa (...).
(...) La figura, l’oggetto, lo scorcio naturale, ch’erano il pretesto, nella seconda metà degli anni Novanta, del rovello sulla superficie del supporto, si dissolvevano in effusioni quasi irruenti e furiose nel loro graduarsi sobbalzante ed agitato dall’acceso intervento della luce, e consegnavano, alfine, immagini vivide e roventi sin nella carbonizzazione, ignare sempre di nuances tenere o delicate. E vi sentivi tracimar nella rabbia l’ansia di qualcosa. Poi, e son le cose esposte in questa mostra, la figura come corpo vien privilegiandosi, e si strappa dal magma che la imprigionava, emergendo ad accamparlo e a dominarlo con i gesti ora sincopati ora lenti e curvi delle sue movenze di danza. (...)
(Lionello Puppi, Le rose di Mariangela, in Corpofiguraimmagine, catalogo della mostra al Castello di Trani, Trani - Bari, 2002)
(…) Maria Angela Tiozzi costruisce, in analogia con una fuga musicale fatta di slancio
e, per antitesi, di lento progresso circolare, un percorso di introspezione. Come una
barca in notturno mare tende, attratta dalla sua luce, a un vulcano lontano che
manda onde di calore e tentazioni. Incapace di sottrarsi al pericolo si destreggia in
equilibrio istintivo che si deposita in ognuna delle sue tavole dipinte che ipnotizzano
lo sguardo. (…)
(Ulderico Manani, Introduzione in Corpofiguraimmagine, catalogo della mostra al Castello di Trani- Bari,
2002)
"Segni dinamici si aggregano e disgregano lasciando però sempre intravedere la
ricerca di una rigorosa impalcatura formale. L'uniformità monoscroma dei blu, rossi,
bruni caratterizza la mia recente produzione pittorica".
La tridimensionalità che si scorge nell'opera di Maria Angela è un atto di volontà
della visione, perfettamente teorizzata da Merlau-Ponty "vedo la terza dimensione,
ed essa non è visibile, perché va verso le cose a partire dal mio corpo, al quale sono
incollato... Ma si tratta di un falso mistero, io non la vedo realmente, oppure, se la
vedo, è un'altra larghezza. Sulla linea che unisce i miei occhi all'orizzonte, il primo
piano nasconde per sempre gli altri, e se lateralmente credo di vedere gli oggetti
scaglionati, è perché non si nascondono completamente a vicenda: li vedo dunque
l'uno fuori dall'altro, secondo una larghezza altrimenti calcolata".
La pittura di Maria Angela è fatta di sovrapposizioni di colore e necessita attenzione,
uno sguardo distratto infatti non coglie tra gli strati cromatici, i corpi, i paesaggi... i
veri protagonisti del quadro restituiti attraverso l'elemento primario, il colore.
(Cristina Beltrami, Sezione giovani. seconda esposizione di artivisive, catalogo della mostra , Palazzo delle Prigioni, Venezia, 2001)
(...) Bloccare il movimento, il fluire delle cose, sembra il suo intento (...)
(Gabriele Turola, Tre artisti veneti, Galleria "Il Rivellino", Ferrara, 1989)